#Recensione: Le Impure - Kim Liggett
Buongiorno bellezze! Dopo circa un mese di attesa, questa recensione vedrà finalmente la luce. Prima di tutto vi chiedo come state e se la settimana sta andando bene. Qui in quel di Milano fa veramente caldissimo, infatti non ho idea di come riuscirò a sopravvivere! Ma bando alle ciance, come potete vedere dalla foto stessa, eccomi a parlarvi de Le Impure, un libro autoconclusivo scritto da Kim Liggett e pubblicato proprio il 12 Aprile da Mondadori. Con le sue 395 pagine, ecco che questo romanzo a tratti distopico e a tratti quasi horror, mi ha catturata fin dalle prime pagine e, ve lo dico, non fatevi ingannare dalla copertina ( beh, in questo caso è bella la copertina come il contenuto ), ma non pensate sia un libro facile con una storia d'amore come punto centrale di tutto. Ovviamente ringrazio Mondadori per avermi inviato la copia digitale del romanzo, grazie per avermi dato la possibilità di conoscere una piccola perla nel panorama letterario che, purtroppo e a mio avviso, non è stato pubblicizzato a sufficienza. Sì, perché a discapito di altri titoli intorno ai quali gira diverso hype, questo libro è passato più in sordina ed è un vero peccato poiché è davvero molto bello e intenso. Uno di quei libri che mi è rimasto dentro e che, al momento, è sicuramente il mio preferito del 2022.
Pensavo che la mia magia consistesse in questo: nella capacità di vedere cose precluse agli altri, cose che non volevano nemmeno ammettere con se stessi. Ma basta solo aprire gli occhi.
I miei sono spalancati.
Non so come descrivere la sensazione che ho provato nel mettermi a leggere questo libro. Potrei definirlo un imprinting libresco. Partito dalla copertina, per poi arrivare alla trama e alla lettura. Ho divorato le 395 pagine scritte da Kim Liggett e non me ne pento assolutamente. Ho perso ore di sonno per capire che cosa stessi leggendo, per comprendere dove volesse andare a parare l'autrice e, ancora una volta, non me ne pento assolutamente. Sicuramente lo stile della Liggett è accattivante e sa intrattenere il lettore, ma è la trama che è andata a imbastire e a tessere che sa catturarti realmente. Tierney è la nostra protagonista e, nel villaggio in cui vive, a sedici anni, le fanciulle vengono mandate nei boschi, in un accampamento su un'isola per diventare pure e perdere quella magia che le renderebbe pericolose. Non si può parlare di ciò che avviene durante questo rituale di purificazione. Né prima né dopo. Un silenzio pesante, un fardello ingombrante è ciò che si portano dietro le ragazze che sopravvivono perché sì, c'è chi non torna indietro. La morte, tuttavia, non è il destino più crudele per queste giovani ragazze, ma sono i mesi che sono costrette a passare lontano dalle loro famiglie, dalle persone che amano. Hanno solo loro stesse. Ed è questo che fa più paura. The Grace Year, titolo originale dell'opera, è l'anno di grazia, l'anno tabù. E allora, mentre leggevo, mentre le cose si facevano più difficili, mi sono posta diverse domande. Questo libro che, come ho già detto, a tratti è distopico e a tratti quasi horror, è anche a sfondo femminista. Un libro che parla di donne per le donne, ma non solo.
Mi ha salvato la vita. E adesso è giunto il momento che io la salvi a lui.
A livello emotivo non è stato facile leggere questo libro. Ho trovato la protagonista molto forte. Nonostante tutto ciò che ha passato, nonostante tutto ciò che ha affrontato, ha avuto una lucidità disarmante. Sebbene sia caduta, non si è mai spezzata e questa, per me, è la vera forza. Ammettere anche di non farcela, ma fare il tutto e per tutto per riuscirci. Non posso, tuttavia, non menzionare Michael. Un personaggio marginale considerato tutto ciò che avviene nel libro, ma se si parla di forza, non posso proprio non citarlo. Il migliore amico di Tierney, colui che pur sapendo quanto la ragazza potrebbe odiarlo, decide di salvarla e di averla al suo fianco. Due personaggi nettamente diversi, in un certo senso, ma estremamente uguali se si parla di umanità, un concetto che, nel romanzo, viene meno in molte occasioni. Un'umanità che dimostra anche Ryker, sicuramente un personaggio che avrei voluto vedere più esplorato così come Anders. La verità è che mi piacerebbe avere uno spin off riguardo molti personaggi all'interno del romanzo: della madre e della sorella maggiore di Tierney, per dirne giusto un paio o anche Gertie. Personaggi davvero ben sviluppati sebbene marginali se affiancati alla protagonista. Ciò che, tuttavia, mi preme dire è che nonostante non siano protagoniste a loro volta, in un certo senso svolgono un ruolo molto importante. E così anche Kiersten, la più insopportabile di tutti.
La madre di Ryker mi ha detto: "Sei proprio identica a lei", ma non alludeva assolutamente alla ragazzina dei sogni, bensì a mia madre, colei che si è sempre incontrata con le donne dei sobborghi.
Appassionante e avvincente, ma anche in grado di far pensare e di porre le domande giuste con altrettante risposte. La traduzione di Sara Brambilla è stata impeccabile, ha fatto sì che tutto venisse messo in discussione e per questo credo sia proprio un libro per le donne: perché ci fa mettere in discussione, ci fa comprendere che non dobbiamo accettare una realtà che ci va stretta, che dobbiamo combattere e che siamo proprio noi a dover iniziare questo cambiamento.
Grazie di cuore per aver letto fino a qui!
Alla prossima,
Nia.
Nia.
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